Un quarto dell’edilizia
spazzato via dalla crisi
SAVONA IMPRESA
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Guglielmelli: “In quattro anni perse 250 imprese e mille lavoratori”
I
n cinque anni, l’edilizia
savonese ha perso circa
un quarto delle imprese
strutturate, dei lavoratori e
delle ore lavorate. Non solo,
ma il primo trimestre 2012 è
andato anche peggio. Numeri
allarmanti quelli elencati da
Elio Guglielmelli (nella foto),
presidente della Sezione Im-
prenditori Edili dell’Unione
Industriali di Savona, davanti
all’assemblea dei costruttori.
“Un quarto della nostra eco-
nomia – ha sottolineato -,
vale a dire 250 aziende, al-
cune delle quali storiche, e
mille lavoratori, 550 dei qua-
li sono andati a rinforzare lo
spettrale esercito dei lavora-
tori ‘autonomi’, buona parte
dei quali opera al di fuori del-
le regole”.
Esaminando i valori relativi
all’edilizia privata, nel 2011
si è registrato un ulteriore
calo del 4,4% in termini di
volumi residenziali autoriz-
zati, che si aggiunge al crollo
del 67% dell’anno preceden-
te. Nel quadriennio 2008–
2011 si è passati dai 350.000
mc a 76.600, cioè poco più di
un quinto. Il dato, drammati-
co, risulta confermato dalla
diminuzione del 70% dei vo-
lumi dei fabbricati non resi-
denziali, quelli cioè destinati
alla produzione e ai servizi.
Non è migliore il quadro rife-
rito agli appalti di opere pub-
bliche. In otto anni il mercato
si è ridotto a un quarto, pas-
sando da quasi 160 milioni di
euro a 43 milioni.
“La riduzione del mercato
non dice tutto – ha aggiun-
to Guglielmelli -. Le imprese
che hanno ancora voglia di ci-
mentarsi con gare che hanno
assunto la forma di un sor-
teggio, in caso di aggiudi-
cazione sanno che dovran-
no fare i conti con il Patto di
stabilità e aspettare anni per
essere pagate”.
Delineato questo scenario,
occorre comunque passare
alle analisi e alle proposte.
Edilizia privata e opere pub-
bliche hanno problemi e pro-
poste diverse. Nell’edilizia
privata, l’epoca del consu-
mo di nuovo suolo è conclu-
sa. “Abbiamo prodotto il no-
stro e altrui reddito, per oltre
mezzo secolo, con questo le-
gittimo obiettivo imprendi-
toriale, ma ora – ha osservato
il presidente dei costruttori
savonesi - dobbiamo eserci-
tare la nostra attività all’in-
terno di nuovi valori.
Abbiamo continuato a richie-
dere più indice e più zone
edificabili mentre il mondo
voltava pagina e ci voltava le
spalle. Non dobbiamo finire
fuori dalla storia. In termi-
ni di quantità teorica, il vo-
lume del costruito presente
sul nostro territorio sareb-
be largamente superiore al
fabbisogno. In termini di
qualità, è largamente inuti-
lizzabile o inutilizzato: fab-
bricati vecchi, non confor-
mi agli standard tecnologici
attualmente richiesti, ancor
prima che dalle norme, dal-
le esigenze dell’utenza. Ma
anche fabbricati brutti, in-
congrui nella localizzazione
o nelle dimensioni o nella di-
stribuzione interna: intere
porzioni di città bisognose
di essere ri-costruite”.
Il problema è che ristruttu-
razione, demolizione e ri-
costruzione, ampliamento,
restauro, sostituzione urba-
nistica, scontano procedure
e balzelli tali da scoraggiare
o rendere non economici gli
interventi.
“Se la politica – ha aggiun-
to Guglielmelli - e la cultura
che ne detta i comportamenti
credono in ciò che dicono, oc-
corre un atto di reale incenti-
vazione a questo enorme pa-
trimonio di opportunità per
soddisfare nuovi bisogni: an-
ziché consumare nuovo suo-
lo occorre agevolare l’utilizzo
del costruito”.
Quindi, gli interventi miglio-
rativi dell’esistente devono
essere totalmente esonerati
da oneri di urbanizzazione e
assoggettati ad IVA agevola-
ta: l’apparente minor getti-
to erariale sarà largamente
compensato dall’ampliamen-
to della base imponibile. E’
inoltre necessario liberaliz-
zare frazionamenti e amplia-
menti in altezza, nei limiti dei
parametri edilizi presenti nel
contesto; riformare il Piano
Casa regionale, introducen-
do misure che consentano
agevolmente di demolire le
brutture e spostarle, con un
premio volumetrico dove
non disturbano; riqualificar-
le e ristrutturarle in cambio
di spazio in più e di migliora-
menti tecnologici, energetici,
funzionali, estetici. E, ancora,
ridurre la attuale soffocante
burocrazia.
Quanto alle opere pubbli-
che, da decenni l’Italia non
riesce a risolvere il tema
della vera concorrenza, che
nel resto dell’Europa non
costituisce un problema.
In Italia il massimo ribasso
si trasforma in un massa-
cro che spesso si conclude
con cifre imbarazzanti, la-
sciando sconfortati coloro
che hanno verificato cor-
rettamente i prezzi e pro-
dotto una offerta ragiona-
ta. “Le giustificazioni del
prezzo – ha sottolineato il
presidente degli edili - sono
un pro-forma, l’importante
spesso sembra essere acqui-
sire il lavoro, contando su-
gli espedienti offerti dalle
norme, dalla progettazione
scadente, dalle riserve, dal-
la genialità italiana, quan-
do non peggio. I cervellotici
sistemi basati sulle medie -
ha aggiunto - fanno ridere
di noi tutta l’Europa, e han-
no come unico risultato,
la lotteria, alla faccia della
competitività. Infine, quanti
hanno la fortuna di vedersi
aggiudicata una gara, san-
no che dovranno fare i con-
ti con il continuo allungarsi
dei tempi di pagamento dei
lavori, con attese medie di
12 mesi e punte di 24”.
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